domenica 8 febbraio 2009

Vorrei riportarvi alcune riflessioni sulla crisi economica che ormai sembra il preambolo di una fase di depressione decennale. vi domanderete cosa c'entra? credo che ognuno nel suo piccolo debba prendere coscienza di quello che ci circonda e dietro una crisi nascono delle opportunità che un paese come Cervignano potrebbe cogliere visto la sua dimensione. L'abbiamo scritto a quattro mani con un amica cercando di mettere insieme le notizie che per lavoro e per passione raccogliamo ogni giorno, è una lettura lunga ma credo possa essere proficua
Un Abbraccio


La crisi che stiamo vivendo è veramente profonda in quanto ha colpito la cinghia di trasmissione dell’economia: le banche, imprese private e quindi “con scopo di lucro”, il cui compito principale o attività caratteristica è il fornire alla clientela i mezzi di pagamento e di intermediazione tra offerta (famiglie) e domanda di capitali (imprese).
In condizioni economiche normali l'afflusso di denaro verso una banca per i nuovi depositi supera il deflusso di denaro per i prelievi. La banca non deve pertanto mantenere i capitali ricevuti in attesa che il depositante li ritiri, ma può conservarne solo una parte, definita riserva, per far fronte alle esigenze di cassa. Accantonata una quota dei depositi a formare la riserva, il cui ammontare dipende in Italia dalle scelte della banca oltre che da norme di legge, la parte restante dei depositi viene investita in attività redditizie.
Se questa attività viene meno la banca non assolve più al suo compito primario e può innescare gravi problemi all’intera economia, proprio come sta avvenendo.
Nell’ultimo anno i depositi presso la Banca Centrale Europea, hanno raggiunto cifre record, sintomo della scarsa fiducia delle banche verso l’intero sistema bancario e preferendo relazionarsi sempre e solo con la BCE piuttosto che con il sistema economico, visto che i finanziamenti alle imprese si sono notevolmente ridotti o, nella migliore delle ipotesi, è aumentato il loro costo. A noi cittadini viene detto, invece, di stare tranquilli e sereni e ci viene di continuo raccomandato di dare ciascuno il proprio contributo per far girare l’economia.
Il effetti un modo per uscire dalla crisi c’è, la storia ci insegna che se ne esce sempre, ma proprio questa ci dice che le soluzioni non sono quasi mai indolori e che ogni crisi porta con sé una redistribuzione della ricchezza e delle opportunità.
L'impatto maggiore della crisi economica attuale è ipotizzabile lo avranno tutte quelle aree del mondo cresciute soprattutto grazie al ricorso al credito; nel nostro paese penso che la grande città sia penalizzata rispetto alla media provincia italiana o alla periferia . Se ci soffermiamo poi sulle aree più povere del nostro paese come il Sud Italia, con alti tassi di disoccupazione ufficiale, in cui le banche hanno sempre elargito poco credito, è ipotizzabile attendersi un impatto meno forte visto che il comune cittadino non ha mai avuto la possibilità reale di sfruttare la leva creditizia.
Un esempio in Europa di stato cresciuto molto grazie alla leva finanziaria è la Grecia: con una capacità di risparmio delle famiglie molto bassa (sarebbe da verificare questo in verità), grazie al ricorso al credito ha sostenuto molto la domanda interna.
Ed ora che la leva del credito è accessibile solo a pochi eletti ritenuti ancora affidabili, quale futuro immediato è lecito attendersi?
Il contenimento della disoccupazione è il principale mezzo che i governi europei e mondiali hanno a disposizione per fronteggiare questa Recessione, la più profonda che la gran parte di noi abbia mai vissuto. La sua lunghezza dipenderà proprio dalla capacità di fronteggiarla, e per capacità intendo soprattutto dalla possibilità finanziaria.
I moderni sistemi di welfare, anche i più forti del nord Europa, funzionano se le crisi sono brevi, altrimenti gli stati non possono garantirli per periodi troppo prolungati nel tempo. I paesi in cui questo è carente da sempre come l’Italia, è pura illusione aspettarsi dei significativi ed efficaci interventi proprio in questa fase di crisi, in cui il sostegno dello stato è reclamato da troppi settori, in primis quello bancario e automobilistico, che godono i favori della politica da sempre.
Il tetto si aggiusta quando c’è bel tempo, dice un detto che mi piace ricordare spesso. Ad oggi il temporale è molto intenso.


Nella seconda fase della crisi il vero problema sarà la spirale inflazionistica ed il conseguente rialzo dei tassi da parte delle banche centrali che repentinamente e bruscamente dovranno provvedere a contenere un'inflazione che qualcuno prevede a due cifre e sarà dovuta alla messa in circolo di tutta questa liquidità che le banche centrali stanno immettendo nel sistema.
Ricordiamoci che una banca centrale non è, in linea di principio, diversa da ogni altra banca, se non per la possibilità di emettere e ritirare moneta: lo scopo è di regolare la quantità di moneta in circolazione nell'economia, mentre la banca commerciale può espandere gli impieghi nella misura in cui crescono i depositi.
La legge italiana impone alle banche di tenere riserve obbligatorie presso la Banca Centrale, in modo tale che questa possa regolare l'effetto inflazionistico generato dall'emissione di moneta: più alta è la percentuale di capitali immobilizzati presso la banca centrale, tanto minore è l'inflazione generata.

Sicuramente l'uscita dalla crisi potrà avvenire solo con un cambiamento delle regole: occorre la volontà e la capacità politica di voler disegnare un nuovo mondo, occorre l’entusiasmo di voler percorrere strade nuove. Quelle vecchie come il sostegno della domanda pubblica attraverso gli investimenti nelle grandi infrastrutture, come molti reclamano indipendentemente dallo schieramento politico di appartenenza, ritengo non sia affatto la strada che condurrà da sola verso la soluzione.
Molti temono che questa crisi sia paragonabile a quella che vive il Giappone da quasi venti anni.
Il Giappone, a differenza di molte economie occidentali, è un paese ricco di capitali che finanzia il mondo, in primis gli Stati Uniti e il suo debito pubblico, visto che i suoi tassi bassi (0,10%-0,25%) non ne rendono profittevole l’impiego in patria, che si caratterizza per un’ economia è export – driven e bassi consumi interni legati a fattori demografici, quali l’invecchiamento della popolazione.
La profonda crisi giapponese si originò nel sistema bancario: le sue sofferenze avevano raggiunto cifre tali da rendere necessario nel tempo il finanziamento della loro cancellazione da parte dello stato. La crisi poi si diffuse nell’economia visto il modello renano prevalente: il risultato è sotto gli occhi di tutti. Deflazione da un decennio, lo spauracchio di tutte le economie.

Il GIAPPONE stava per uscire dalla crisi finanziaria di durata quindicinale ed ora con la batosta son quasi falliti. è un paese in continua DEflazione cioè i prezzi scendono invece di salire (il terrore di tutte le economie) erano quasi riusciti a portare tutto a 0 ma adesso son ricaduti. i loro dati macroeconomici sono vergognosi, pensa che panasonic licenzia 15000 dipendenti e che l'unica casa automobilistica giudicata tripla A è stata clamorosamente declassata e lo sarà ancora, si pensa. l'unica cosa che consola è che hanno tantissime industrie di tecnologia "spiccia" di massa (telefonini, tv ecc.) che stanno in piedi ma come detto sopra anche panasonic non se la passa bene
I paesi anglosassoni sono tutti in crisi PIENA.
L’Inghilterra è un’economia che ha puntato tutto sullo sviluppo della City.
L'Australia è un paese esportatore, stracolmo di risorse e le politiche nazionalistiche la stanno mettendo in ginocchio. Hanno sempre avuto un'inflazione molto + alta di quella europea ed oggi arrivano ad averla sotto il 3 che per loro è bassissima.
L'irlanda che ha basato la sua economia sulle banche applicando politiche fiscali vantaggiose (tutte le banche aprivano filiali in irlanda e portavano i loro fondi comuni li), vi lascio immaginare come se la passa....

Allo stesso modo la Russia è in crisi essendo paese pieno di risorse e non legato ai consumi interni, il loro sistema bancario lo è ancora di più perchè la guerra in georgia ha portato i russi a ritirare letteralmente i soldi dalle banche per il timore di una guerra fredda, a questo si aggiunga che le banche non lavorano in moneta locale ma in dollari e quindi ancora casini su casini.
INDIA che basa tutto sull'informatica ha scoperto che le due maggiori software house del paese avevano i bilanci taroccati e questo ha fatto crollare tutto il settore.


La Cina deve prepararsi a fortissime tensioni sociali dovute alla massa di persone che stanno tornando nelle campagne, l’ultimo dato parla di 15% che lascia i centri urbanizzati, ma che ovviamente non troveranno il lavoro che avevano lasciato per andare nelle città. Tristemente li c'è una dittatura e l'esercito è molto forte.... il resto lo lascio immaginare.

Ritengo quindi che dalla crisi si uscirà solo prendendo coscienza che il mito della crescita ad oltranza è finito, e che una volta "tappati i buchi" creati dalla avidità e dalla autoreferenzialità del sistema bancario mondiale, debba essere fatto un passo indietro con regole certe che delineino un mondo dove l'attenzione agli sprechi ed agli eccessi sia il tratto prevalente.

Chi avrà la capacità di creare una rete sociale di solidarietà (caratteristica peculiare dei friulani), secondo me non deve aver timore, soprattutto se avrà la capacità di adattarsi al mondo che verrà che sarà nettamente diverso da quello che abbiamo conosciuto.

Credo che i politici del futuro saranno quelli che OGGI avranno la capacità di comprendere che con i vecchi metodi i problemi non si risolvono ma solo con una scelta nuova e radicale nel cambiamento.

In tutto questo l'Italia se la sta passando meglio... per diversi motivi e per il fatto che il nostro Premier Berlusconi non sta spendendo un euro... (fin che ce la fa).

Io sono preoccupato perchè a parte la crisi nella vendita di auto (che venivano vendute quasi esclusivamente a credito, basti pensare che la finanziaria fiat è una delle più grandi d'italia), sembra che la gente non si stia accorgendo della crisi. La flebo mediatica che SILVIO ci sta propinando sta facendo effetto. speriamo di non svegliarci di colpo dall'anestesia perchè sarebbe dolorosissimo.

QUESTA è la crisi più profonda non dovuta ad una guerra e forse questo è il suo punto di debolezza maggiore, perchè non ha risvegliato tutto quello che le guerre risvegliano... non prendetelo come un auspicio ma come una triste constatazione che l'essere umano si sveglia solo dopo aver toccato il fondo...
e dopo questa botta di ottimismo ALLEGRIAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA